Storia di un cane che vive sulla luna: il passo di Bing tra AI e Storytelling
C’era una volta un cane di nome Luna che viveva sulla luna. Così inizia la controffensiva nel campo dell’Intelligenza Artificiale da parte di Bing, il motore di ricerca di Microsoft.
Sono giornate frenetiche sul web, queste ultime. Tutto è iniziato con l’arrivo, anzi il rilascio al pubblico in forma comodamente accessibile, dell’interfaccia ChatGPT di OpenAI. In poco tempo ha superato i 100 milioni di utenti e ha provocato uno sconvolgimento nel settore del digital marketing e del web in generale.
L’Intelligenza Artificiale è diventata in poco tempo un argomento comune – e preoccupazione- per chi scrive, ottimizza e promuove contenuti sul web. La risposta degli altri grandi player non si è fatta attendere, anzi si è trasformata in una rincorsa per catturare l’attenzione su un tema mai così caldo. Neanche il tempo di assimilare la presentazione di Google Bard ed ecco la tecnologia di Bing, il motore di ricerca di Microsoft.
Il nuovo Bing: ricerca + intelligenza artificiale
Il nuovo Bing si annuncia come una soluzione per porre domande reali e ottenere risposte complete.
Qui trovate il filmato della presentazione di Bing, motore di ricerca e intelligenza artificiale assieme (7 febbraio 2023).
Ci viene spiegato come funzionerà, in che modo andrà a creare i risultati e con quali caratteristiche, oltre ad alcuni esempi da poter provare con mano, al momento in forma guidata. Consiglio anche registrarsi nella lista d’attesa, per non perdere l’occasione di toccare con mano lo strumento appena sarà possibile.
Per prendere in giro l’amico Giorgio Taverniti, potrei dire che Bing ha creato il concorrente di ChatGPT. Non è così ovviamente, anzi seguitelo per orientarvi meglio in questi giorni di grandi novità tecnologiche per la ricerca online.
In realtà, si tratta di strumenti leggermente differenti, il confronto in questo caso si rivolge più a Google e al suo Bard. Siamo infatti nel campo della ricerca: strumenti che permettono di pensare ad un nuovo modo di reperire informazioni sul web. Si tratta anzi di cercare risposte, scrivendo le nostre necessità in un linguaggio naturale e ottenendo dei risultati scritti in forma conversazionale, anziché i tradizionali elenchi di contenuti e link a cui eravamo abituati.
Potenzialmente, uno strumento più potente di quanto provato fino ad oggi con la chat che ci permette di dialogare con il modello GPT. Unendo l’aggiornamento dei contenuti web con le capacità di selezionare e riconoscere gli argomenti pertinenti derivante dal normale lavoro degli algoritmi di ricerca, le potenzialità sono notevoli. E possono sembrare preoccupanti, per chi di lavoro scrive e crea contenuti.
A tutto questo aggiungo un dettaglio a cui tengo molto: Bing indica anche le origini delle informazioni. Quello delle fonti è un argomento importante, non solo per esercitare un minimo controllo sull’affidabilità della risposta o poter approfondire l’argomento espresso nel linguaggio naturale. Nel nostro lavoro aiutiamo i clienti a creare e rendere visibili le proprie storie: ci teniamo che venga riconosciuto lo sforzo creativo e l’origine dei contenuti.
C’era una volta un cane di nome Luna che viveva sulla luna
Ma cosa c’entra questo cane, allora? Si tratta di un esempio, per la precisione uno dei primi esempi pratici con cui ci è permesso testare la soluzione integrata di ricerca classica ed Intelligenza Artificiale firmata Bing.
La composizione della frase iniziale non è forse il massimo, ma queste sono le esatte parole con cui l’Intelligenza Artificiale di Bing inizia a comporre la storia che gli abbiamo richiesto. Una storia inventata, per bambini, ambientata sulla Luna.
L’esperienza creativa diventa simile a quanto visto con ChatGPT: una storia verosimile, in italiano corretto, che risponde alla domanda, seppur guidata dall’esempio dimostrativo.
Non mancano delle finezze in questa composizione, per chi è appassionato di animali ad esempio l’uso delle parole “in canino”.
Luna gli mostrò i suoi posti preferiti sulla luna e gli insegnò alcune parole in canino.
La storia si conclude nel migliore dei modi, proprio come una tradizionale favola per bambini:
E così, Luna e Leo rimasero amici per sempre.
Quello che cambia, rispetto all’esperienza ChatGPT, viene appena dopo.
Scorrendo verso il basso, ecco comparire i risultati di ricerca dal web nella forma abituale. Posso proseguire la mia esplorazione, trovare altri contenuti, navigare in altri siti web suggeriti dall’algoritmo perché correlati al tema della mia richiesta iniziale.
Tutto qui? Scrive una storia su un cane?
No, non è solo questo. Anzi, sfruttare una AI generativa per farsi scrivere dei testi dal nulla è forse l’utilizzo meno appropriato, quello che più si presta a banalizzare il lavoro creativo da una parte e i risultati tecnologici dall’altra.
La risposta della AI è direttamente correlata al nostro input, il prompt con cui facciamo la nostra richiesta. Abbiamo chiesto, in questo esempio confezionato da Bing, di scriverci una storia per bambini, e questo abbiamo ottenuto. Ma oggi siamo dentro un motore di ricerca, aggiornato, con fonti e risultati autorevoli.
Proviamo un esempio differente, pur restando nel mondo dei quattrozampe.
Come faccio a scegliere la migliore razza di cane adatta per me? È meglio adottare o acquistare?
E qui cambia tutto, ai miei occhi.
Non lo strumento e non la pagina: troviamo sempre la soluzione di una risposta generata dalla AI affiancata o seguita dai risultati, a seconda se siamo in modalità desktop oppure mobile.
È la nostra domanda ad essere cambiata, in questo secondo esempio. Il nostro intento di ricerca è completamente differente: ci servono informazioni e consigli. E ci servono affidabili: scegliere un cane non è qualcosa da fare con leggerezza. Vorrei avere informazioni precise, magari da qualche sito web di cui ho già sentito parlare.
La risposta della AI di Bing cambia completamente. Possiamo innanzitutto proseguire la conversazione, non appena sarà attivo il servizio: ci vengono suggerite delle possibili risposte con cui interagire. C’è anche un “Grazie” perché ricordiamoci, meglio essere gentili con queste nuove tecnologie, non si sa mai.
Possiamo poi proseguire la navigazione, sempre all’interno dell’area AI, grazie al Learn more che ci suggerisce le fonti che trattano l’argomento di cui ci ha appena fornito risposta. Fanno riferimento alle note nel testo, proprio accanto alle frasi.
Sono le famose fonti, la “citazione della fonte” da cui questa informazione è stata tratta.
Storytelling e intelligenza artificiale, allora è davvero possibile?
Quindi non solo scrivono racconti, ma ora le AI ci forniscono risposte ben argomentate.
Ma è davvero possibile legare l’intelligenza artificiale allo storytelling, il nostro campo preferito? La risposta è sì, come ci mostra lo stesso motore di ricerca Bing, quando poniamo questa domanda.
Questa però, per il momento, è una ricerca classica: non possiamo ancora vedere come la sua Intelligenza Artificiale risponderebbe alla stessa domanda.
Grazie a questo esempio – accuratamente scelto a caso, naturalmente – possiamo notare l’importanza delle fonti e del contesto durante una ricerca classica, quella che mostra risultati estratti dal web. La risposta proviene… dal blog di Plume: si tratta dell’articolo Intelligenza Artificiale, storytelling e scrittura.
Il testo è stato elaborato con l’aiuto di ChatGPT, quindi si tratta di una risposta creata anche grazie alle risorse di un’altra Intelligenza Artificiale. Verrà a sua volta usata per fornire la risposta tramite una differente Intelligenza Artificiale? Non vi sembra di essere dentro nel film Inception di Cristopher Nolan?
Conclusioni
Non ci sono, al momento, delle possibili conclusioni per questo argomento. Stiamo solo iniziando a scoprire alcune possibilità, senza poter ancora provare ciò che le tecnologie promettono. L’esempio di Bing è appunto solamente un’anteprima guidata, una dimostrazione attiva.
La sensazione – citando Fulvio Julita – è che siamo solo all’inizio di una rivoluzione tecnologica che ha un solo precedente così esplosivo: l’avvento di Internet.