Diritti d’immagine e visual storytelling: cosa dice la legge e come evitare guai
Parlando di narrazione di imprese sul web, non ci sono solo le parole. Come fotografi specializzati in visual storytelling, cerchiamo sempre di portare l’attenzione sulla corretta creazione e ricerca del contenuto fotografico.
Individuati i temi della narrazione d’impresa, scelto lo stile e gli strumenti giusti e applicati i metodi di Storytelling Plume per non restare fermi di fronte al foglio bianco, l’ostacolo principale con cui ci si trova a fare i conti è proprio il contenuto visivo da utilizzare. Le fotografie, quelle che accompagnano lo storytelling vero e proprio e lo trasformano in un visual storytelling reale e coinvolgente.
Dove trovo le immagini per il mio visual storytelling?
Un visual storytelling efficace e sostenibile nel tempo è una questione di numeri e di stile. Servono tante fotografie, devono essere aggiornate e adatte al web, riconoscibili insieme al vostro stile di narrazione. Non è una situazione comune avere già pronto un archivio fotografico a cui attingere per un visual storytelling. Anzi, ad oggi non ci è mai capitata la situazione in cui un cliente avesse davvero tutte le immagini necessarie per accompagnare un vero storytelling nel tempo.
Un visual storytelling ha bisogno di numeri perché l’esigenza di creare contenuti con costanza ci pone di fronte a una questione quantitativa. Avere immagini sufficienti non è facile: quante foto servono per il nuovo sito web? E quante fotografie per i suoi aggiornamenti e gli articoli nel blog? Quante immagini servono in un anno di pubblicazione sui canali social che ho scelto? E quali altre fotografie potrò utilizzare per tutta lapresenza online che circonda la mia attività? Pensiamo a Google, ai portali esterni o alle OTA se siamo nel mondo hospitality, a blog o interviste. Ci accorgiamo immediatamente che il conteggio diventa subito importante.
Un visual storytelling ha bisogno di stile perché la diffusione degli smartphone e dei social media, che hanno dato sempre più peso al contenuto visivo, hanno portato un cambiamento nello stile delle immagini che siamo abituati a vedere e utilizzare. Le immagini scattate anche solo pochi anni fa per una brochure stampata risultano spesso fuori posto se utilizzate su Facebook: sono media differenti, con esigenze visive diverse e una continua evoluzione dei gusti che rende inopportuni in quanto “pubblicitari” gli scatti poco naturali.
Dove troviamo tutte le immagini che ci servono?
Per rispondere alla domanda mi vengono in aiuto queste vignette che portano l’attenzione sui diritti di immagine e sulle problematiche di copyright. Le ho trovate con Google, erano pubblicate su Instagram in un profilo aperto a tutti: di fatto sono immagini che posso copiare liberamente… Oppure no?
Il parere dell’avvocato sui diritti di immagine
Le immagini poco sopra appartengono proprio al profilo Instagram di un avvocato! Potrebbe essere un problema? Sentiamo il diretto interessato: Alessandro Vercellotti, ovvero @avvocatodeldigitale, specializzato in diritto del web, si occupa di copyright, contrattualistica, Gdpr, contest, e-commerce, gestione legale della brand reputation e reati informatici. La persona giusta al momento giusto!
Lorenzo Lucca: Avvocato Vercellotti, è un problema se uso le sue immagini? Erano su Instagram, quindi sono pubbliche, giusto?
Alessandro Vercellotti: Questo è un grande problema. Trovare delle immagini online è semplice e veloce, ma trovare qualcosa non significa poterne disporre liberamente. Infatti io sono il creatore di quei contenuti o comunque ne dispongo dei relativi diritti e necessiti del mio consenso per poterli usare o anche solo condividere su altre piattaforme. L’unica azione ammissibile senza il mio esplicito consenso è proprio la diffusione sulla stessa piattaforma con il classico tasto condividi o con un repost.
Lorenzo: È una situazione davvero comune per chi, come noi, si occupa di fotografia. Non ci sono dubbi quindi riguardo l’uso delle immagini trovate online, direi. Cosa cambia invece per quelle che hanno dei diritti differenti, come i Creative Commons?
Alessandro: Una soluzione sono proprio i contenuti visuali non coperti dal classico Copyright. In questo caso si parla proprio, al contrario, di Copyleft e delle famose licenze Creative Commons. Tali licenze vengono stabilite dal creatore del contenuto che può permettere l’utilizzazione secondo le sue regole. Quindi l’autore può stabilire ad esempio che le sue foto possano essere pubblicate, ma con i relativi crediti oppure che possano essere utilizzate, ma solo per fini non commerciali o ancora che possano essere anche oggetto di modifiche da parte dell’utilizzatore.
Lorenzo: Quando teniamo dei corsi sulla fotografia smartphone o parliamo di fotografia per lo storytelling, uno dei punti più controversi è proprio la privacy, il permesso di pubblicare le immagini che io stesso ho scattato e come comportarsi con ambienti, gruppi o persone. I social media hanno reso fragile questo limite, ma la legge cosa dice?
Alessandro: Il problema delle foto nelle quali sono ritratti soggetti persone fisiche è sicuramente esploso con l’uso degli smartphone e dei social. Infatti se anche prima si scattavano delle fotografie anche se in minor quantità, ora tutti scattano foto e soprattutto le condividono sui social network. Addirittura anche un selfie con una persona che potrebbe far pensare a un consenso di quest’ultima nello scatto della foto non è sufficiente, infatti si tratta di un consenso tacito e comunque non è detto che tale consenso si estenda anche alla pubblicazione dello scatto online. Ecco che in questi casi sarebbe sempre necessaria un’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini sui social network con una relativa liberatoria e chiaramente a volte ciò è impossibile o quasi, come nel caso delle street photo.
Proprio per questo è sempre utile essere disponibili alla cancellazione dell’immagine a seguito della richiesta dell’interessato ritratto nella foto per evitare questioni legali.
Andiamo sul pratico? Facendo una ricerca online ho trovato la fotografia qui di fianco e credo sia ideale per accompagnare le domande nel nostro articolo: l’avvocato del digitale ritratto in un ambiente o un evento di cui non sono a conoscenza.
Nei corsi di formazione sul visual storytelling io ed Elisa portiamo alcuni dati di Tau Visual (Associazione Nazionale Fotografi Professionisti) sul diritto di pubblicazione.
Questo caso è il più frequente: anche se si trattasse di una immagine di un evento pubblico, scattata da me o trovata online pubblicamente, tuttavia rientra nella categoria di ritratto perché mostra la persona isolata dal contesto. Il soggetto protagonista della fotografia è infatti la persona stessa: senza, non ci sarebbe l’immagine. Necessito del suo esplicito consenso per la pubblicazione.
“Tanto non mi dirà mai niente nessuno” citando nuovamente un post dell’avvocato, non è mai una buona scusa. Se stiamo creando uno storytelling personale o aziendale, qualche attenzione in più sui diritti e sulle leggi ci aiuterà a farlo in modo consapevole e non incorrere in contestazioni, anche a distanza di tempo. I contenuti pubblicati anni fa e che abbiamo dimenticato in archivio, senza ricordarci la fonte delle immagini, sono infatti spesso rintracciabili online da strumenti automatici.
Non spaventatevi: lo storytelling ha bisogno delle fotografie e ci sono molte possibilità per avere materiale da utilizzare. Noi consigliamo di considerare il vostro smartphone: è lo strumento giusto per completare al meglio un visual storytelling reale, fatto davvero di immagini e situazioni del nostro lavoro. Lo smartphone è sempre con noi, a portata di mano. È facile scattare fotografie e condividerle online, meglio una foto originale anche imperfetta piuttosto che copiarle da altri, senza riconoscerne il valore.
Un buon progetto di visual storytelling andrà a completare la vostra narrazione con le immagini nel modo più efficace: mostrando ciò che raccontate, usando uno stile riconoscibile, creando contenuti autentici e garantendo una sostenibilità dei contenuti visivi nel tempo. Evitando problemi legali e contestazioni.
Grazie all’avvocato Alessandro Vercellotti per questo approfondimento! Lo trovate online su https://alessandrovercellotti.it
Le vignette riportate nell’articolo arrivano dal profilo Instagram @avvocatodeldigitale, ovviamente con il suo permesso. Seguitelo perché è un ottimo esempio su come creare contenuti visivi e una propria narrazione di impresa riconoscibile ed efficace. Nello stesso tempo rimarrete informati sulle normative del diritto nel web.